La pala di Lorenzo Lotto nella Chiesa di Santa Maria Assunta di Celana


Data 27-03-2018
Categoria Cultura
Fonte Val San Martino Spot

La pala dell'Assunzione della Vergine di Lorenzo Lotto è custodita nell'abside della Chiesa di Santa Maria Assunta di Celana, all'interno di una splendida cornice di chiaro gusto Neobarocco.
Sebbene sia stata realizzata ben due anni dopo il ritorno dell'artista a Venezia nel 1525, l'opera, che a prima vista appare uno dei tanti e comuni esempi di raffigurazione del tema della resurrezione della Vergine, è in realtà una studiata summa di tutta l’esperienza maturata dal Lotto dai suoi esordi fino ai fiorenti anni bergamaschi. Nella pala, infatti, si possono individuare tre livelli di lettura: il paesaggio e le scenette sullo sfondo, la figura dell’Assunta in cielo e gli Apostoli in primo piano. Questi ultimi, in particolare, nel loro turbinio incessante di gesti e colori che non concede pause all’occhio, si fa testimone di un approfondito studio di Leonardo e dei maestri del nord, in particolare Dürer.

Leonardeschi sono sicuramente il chiaroscuro morbido e sfumato che va a definire le espressioni dei volti e il concatenarsi degli sguardi, i quali rimandano al medesimo gioco di interazioni del Cenacolo; più di accezione düreriana appare invece la rigidità delle vesti e il delinearsi di solide masse, riscontrabili anche nella sua celebre raccolta di incisioni della Vita della Vergine. Infine non si deve assolutamente escludere, una conoscenza da parte del Lotto, dell'opera di Tiziano recante il medesimo soggetto, l'Assunta dei Frari. Ancora una volta il nostro mostra un disinvolto e intelligente uso delle sue fonti figurative, cogliendo il moto concitato dei seguaci di Cristo che si protendono con un forte slancio verso il corpo levitante di Maria. Le tinte delicate e tenui con le quali il Lotto definisce le sue figure sono però lontanissime dai forti tonalità e dai rossi carichissimi di Tiziano.

La giustapposizione dei complementari e di toni caldi e freddi, oltre ad una luce diffusa e chiara che pare unire cielo e terra, è tutta veneta. La lezione di Giovanni Bellini, suo primo punto di riferimento negli anni giovanili, non è stata mai davvero dimenticata e nemmeno il soggiorno a Roma ha contribuito ad annullare il tonalismo di Lorenzo. Anche la Vergine, nella sua delicata monumentalità, si allontana molto da quella di Tiziano per avvicinarsi maggiormente alla grazia delle madonne raffaellesche e a quelle di Fra Bartolomeo, dal quale tra l'altro sembra aver ricalcato uno degli angeli reggi-cortina che la accompagnano nella sua ascesa verso il paradiso. Lo scorcio sottinsù pare ingentilire ulteriormente la sua espressione pia mentre, con le mani giunte, volge verso l'alto il suo sguardo celeste. Nel delineare la figura della madre di Dio il Lotto si rifà fedelmente alla tradizionale iconografia, racchiudendo la Vergine entro una mandorla immaginaria, data dalla cornice di nubi plumbee nella parte alta del dipinto e dalla "V" delle valli verdi sullo sfondo. Il paesaggio, per la cura dei dettagli botanici, richiama ancora la pittura nordica ma anche gli studi naturalistici del Maestro Da Vinci, così come a quest'ultimo bisogna legare il leggero accenno ad una sorta di prospettiva aerea.

Le scenette minori sullo sfondo sono anche queste un rimando alla micropittura nordica e, insieme alla scena principale in primo piano, sembrano voler condensare nel dipinto tre momenti narrativi diversi: l'Assunzione di Maria, il sopraggiungere nella Valle di Giosafat di S. Tommaso e l'episodio della cintola della Madonna che giunge prodigiosamente intatta dal cielo al Santo incredulo. Quest'ultimo merita un'attenzione particolare in quanto incarna la sapiente arguzia delle metafore visive del Lotto. Chino sul sepolcro vuoto, con fare esaminatore, Tommaso guarda con espressione scettica e concentrata l'interno della tomba. Ad accentuare il suo bisogno di verità, sul naso gli sono stati dipinti degli occhiali, strumento assai infrequente nell'immaginario sacro. Oltre che dal Vescovo adorante della Madonna di Bruges di Van Eyck (1436), il Lotto può aver tratto ispirazione dagli affreschi di Tommaso da Modena nel Convento di San Nicolò a Treviso (1352). Qui nelle scenette degli scriptoria, i monaci scrutano attentamente, attraverso le lenti, le sacre scritture oggetto dei loro studi. Lorenzo Lotto tuttavia, va ancora oltre la semplice definizione scientifica ed utilizza lo strumento ottico per giocare con il doppio significato del nome del Santo. Tommaso, infatti, viene identificato sia con il termine "abisso" che con il termine "separazione" (dal greco thomos), in virtù della sua innata capacità di fare luce sui misteri più oscuri dell'umanità e di saper separare la sfera del divino da quella dell'umano. Attraverso di lui Lotto sembra voler sottolineare che attraverso il senso della visione l'uomo può conoscere il mondo che lo circonda, ma è solo aprendo gli occhi dell'anima che egli potrà cogliere la verità celeste rivelata.

Valle San Martino Spot






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